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VITTIMA DELL’INDUSTRIA, RESISTE CON LA BIODINAMICA:
IL RISO ROSA MARCHETTI

Cereali nanizzati per poter avere una maggiore produzione e meno problemi nel curarli. E’ un’abitudine consolidata, purtroppo, della terribile alleanza tra industria e agricoltura. Un esempio illuminante dallo iato che si è creato tra qualità e salute, da un lato, e quantità e consumismo, dall’altro, è quello del pregiatissimo (ma tutt’altro che caro) riso Rosa Marchetti.

Ancorché pregiato e ricercato, sono veramente pochi i coltivatori che, ancora, si dedicano a questa qualità di riso semifino, dal chicco di colore scuro. Una volta in acqua, durante la cottura, tinge di un grigio rosato. Per quanto riguarda la cottura al dente, bisogna tener conto che è necessario una cottura tra i 25 ed i 30 minuti.

Il riso Rosa Marchetti si caratterizza per i suoi profumi terrosi,
mentre possiede un sapore molto particolare. La consistenza del risoè morbida intorno, mentre al centro risulta più croccante. Il riso Rosa Marchetti è adatto tutto l’anno e può esser utilizzato per la
preparazione di impeccabili risotti, anche se è prettamente consigliato per la preparazione di ottime minestre e timballi.

“Noi continuiamo a mantenerlo in vita”, spiega Aldo Paravicini Crespi delle Cascine Orsine a Bereguardo, in provincia di Pavia. “Ad un certo punto era sparito completamente. Noi continuiamo a coltivarlo, e siamo in contatto con il nipote di Marchetti, di colui cioè che l’ha chiamato così, in omaggio a sua moglie.”

“Un famoso chef a tre stelle Michelin continua Paravicini Cresp- Alain Ducasse, usa questo riso, ottimo dal punto di vista culinario. Ma è sparito. Soffre di attacchi fungini, è alto di taglia e quindi molto soggetto ad allettarsi quando vengono temporali.”

“E quindi l’industria e l’agricoltura insieme ne hanno creato una versione di mezzo metro, che non ha nulla a che vedere. con l’originale.”