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AGRICOLTURA BIODINAMICA:
UNA QUESTIONE DI TERROIR, NON SOLO PER GLI ENOLOGI

Una delle parole chiave dell’agricoltura di qualità è “terroir”. “E’ un termine che abbraccia tutto del vino, sapore, coloro odore, ma viene dalla terra perché i francesi hanno capito che il terreno è quello che dà l’impronta al vino. In biodinamica si dimostra che per aver un buon prodotto, si deve avere un buon terreno. Con la biodinamica si riesce ad avere un buon terreno”. Lo spiega Aldo Crespi delle Cascine Orsine.

“Fino agli anni Venti -continua- l’agricoltura non è che fosse molto diversa da quella dei romani. E’ andata avanti per millenni con lo stesso metodo. Poi è iniziata la lavorazione industriale per produrre di più. E sono arrivati i pesticidi.”

Nel 2001 è nata la Renaissance des Appellations, un’associazione di vignaioli creata da Nicolas Joly, che raggruppa oltre 160 produttori da tutto il mondo, che pensano e agiscono sul terreno comune dell’agricoltura biodinamica.

Le aziende agricole italiane membri dell’associazione Renaissance des Appellations Italia sono attualmente una trentina, ognuno si identifica appunto col proprio terroir.

I vini nati da uve coltivate in agricoltura biodinamica offrono una grande complessità, un gusto unico e inimitabile dato dalla piena espressione del clima e del territorio in cui è cresciuto, ma ciò che si recupera è proprio l’idea di terreno, che deve essere vivo e in grado di nutrire le piante senza alcun aiuto esterno.